24/07/07

munchenbashi

in fondo verso sumikawa.
è tutta discesa e il sole rotola insieme fino in fondo,quando davanti trovi quel pezzo grosso di cemento e vetro e plastica che è la stazione della metro.
allora, con fatica sospirando, è arrivato l'umido. anche qua arriva, pechè blablablablablablabla.
sono più o meno sette o otto curve in discesa, poi venti o trenta barbieri e saloni di bellezza.
un palazzo dove dentro compri le cose, molti ristoranti (di cui il nome uno se li dimentica sempre,sempre).
ci sono gli scolari che tornano a casa dalla loro giornata a scuola, le nonne che tornano o vanno da qualche parte, le biciclette che vengono pedalate, le macchine che imboccano le strade e fanno ticchettare le frecce.attraverso più volte la strada, confondendomi con le cose bianche per terra, le cose verdi che lampeggiano, i semafori che fanno "pio,pio, pio, pio, pio..."
sono da solo in mezzo all'umido.e in mezzo al sole. a tratti, ai lati delle strade, al di qua dei marciapiedi, accovacciati per conto loro, vestiti delle loro uniformi, piegati sul loro lavoro, i giardinieri del comune infilano zappette e zappettine, mini-palette e terriccio, svuotano buste di plastica, infilano mani e sfilano piantine arancioni,fiori vila, steli gambi tutti colorati. Si chiacchierano ogni tanto ,con rarità e parsimonia.
Fissano più che altro il pavimento,la terra segnata nel dentro delle piccole aiuole. con le palette si aiutano e creano piccole buche,piccoli alloggi per le piantine con le radici all'aria.
ne mettono una arancione e poi una viola, poi una arancione e poi una viola."mi passi una piantina?" si chiedono in silenzio.uno fa un mezzo inchino e la passa.
"mi passi quella viola" chiedo uno. l'altro si guarda in giro dubbioso, poi infila una mano in una busta, si guarda ancora intorno, fa un mezzo inchino e porge la piantina.
il primo,quello che aveva fatto la richiesta,ringrazia.
le piantine formano una fila mentre io cammino, e mi inseguono - forse-.
i piantatori del comune sono più veloci di me, e mentre io cammino mi inseguono e mi superano e io accelero ma loro sono piùveloci.e non ci fanno apposta,non fanno a gara.sono più veloci e basta.
il sole rotola giù in fondo alla strada e quando la discesa finisce continua a rotolare oltre il semaforo,oltre l'incrocio.pure il sole mi segue. direbbero altri che sono io che seguo lui.
sono solo con il sole e con i piantatori di piante blu e rosse.
marco dice:- comunque vada, quando una cosa è finita è finita, si cambia capitolo e basta.
guido: - non credo sia così facile e immediato. -
Marco lo fissa per pochi secondi,prende aria per i polmoni e continua : - se un rapporto è finito ,si deve chiudere,inutile tamponare le ferite o amputare i brandelli morti.-
guido: - non credi che sia troppo facile usare metafore del genre? sembra che tutto torni,poi. -
marco: - le emtafore non c'entrano, è semplicemente che se un amore è finito, trascinarlo è criminale, e se si deve soffrire che lo si faccia, sperando che duri il meno possibile.-
guido: - e tu non pensi a quello che è stato lasciato?-
marco: - ma come parli? come parli? quello che uno si sente va fatto, non si può aspettare che qualcuno si abitui all'idea, sarebbe falso e poco rispettoso.-
guido si altera nel sole: - e della sofferenza di chi è stato lasciato!? COSA SIGNIFICA? che vale di meno?? che andrebbe calcolata come un effetto collatelare?? come una minoranza silenziosa?-
marco contiene le parole di guido: - non ho assolutamente asserito ciò. Credo però che chi dice BASTA vada rispettato, tutto qua.-
guido - forse per il sole - si sente mancare: - e può quindi fare ciò che più desidera!? dire ciò che vuole,usare i comportamenti che più gli aggradano, ferire e far contorcere le interiora dell'altro?-
guido mi guarda, io alzo le spalle e allargo un pochino le braccia, come a dire "e io che ne so?"
marco fa lo stesso, dopo aver ascoltato giorgio si volta e mi fissa, io lo rifisso e faccio un verso senza parole che più o meno sta per : "eh,e quindi? che dovrei dire!?".
mi vorrebbero mettere in mezzo, farmi fare il pendolo sotto il sole, ma io sudato e disidratato ,riesco a rimanermene in silenzio, e cammino.
giorgio: - certo ,perchè chi lascia ha il coltello dalla parte del manico e decide degli umori di entrambi, e fa suo tutto quel sentire arrabbiato dell'altro, e ci nuota dentro e poi glielo rigetta contro. -
marco sembra non aver capito, ma comunque parla per non dare l'mpressione di non avere nulla da ribattere.
e inizia così: - NO! - ma non sa di preciso a cosa si rierisca quel no.
poi: - ma nessuno può sentire tutto di tutti! se dovessimo ascoltare tutti quanti i moti d'animo moriremmo tutti con la testa esplosa.
Io quando sento "moti d'animo" ho un mancamento e per poco non cado tra i fiori gialli e neri.
guido: - non ti nascondere dietro al dito! non lo fare! lo sai che non è così semplice.-
michele: - il diritto di poter smettere d'amare uno lo può anche avere? o no? -
guido: - ma sia chiaro, che questo diritto non metta i piedi in testa a chi ti sta di fronte! un conto è smettere d'amare , un conto far soffrire coscientemente.-
mentre marco e giorgio parlano siamo arrivati ormai al ponte sul fiume.
da lì il fiume sembra tutto luccicante.è un fiume un pò striminzito ,tante rocce e poca acqua,alberi che si rivoltano verso il letto del fiume, rami che toccano appena l'acqua.
michele e giorgio continuano a discutere di maori finiti e affetti disastrati.
- beh però quel sapore di malinconia che ti rimane in bocca quando tutto si placa e non muori più al solo pensiero...- mentre guardo il fiume che scorre sotto dico solo questo.
michele e guido si fermano per un attimo, mi guardano strani e poi si rimettono a discutere fitti.
c'è ancora il sole che batte. spero di non essermi preso un'insolazione.

18/07/07

otaru beach

VOUOUOUOUOUSHHH
VOUOUOUOUOUSHHH...

Alzo il dito in alto e lo muovo nell'aria.
"vento" dico.
chi mi sta vicino mi guarda e fa di si con la testa.
sono felice.
VOUOUOUOUOUSSSHHH...
VOUOUOUOUOUSSSHHH...

punto il dito verso il fondo,lo agito in direzione del fondale, lo guardo (il fondale) e chiedo:
"cosa sarebbe quello?"
ci pensano un pò, mi fissano, muovono la testa e dicono: "oceano".
"oceano?" mi stupisco. "non era mare?".
"..." rimangono tutti in silenzio.
"mare..." dicono, e aggiungono questo gesto.
"oceano..." dicono, e aggiungono quest'altro gesto.
io sono perplesso.
"allora comunque ,questa ... -acqua- giusto?"
tutti mi sorridono.si vede che ho detto bene.
siamo tutti felici.e la spiaggia è piena.
allora all'improvviso qualcuno dice: "..."
tutti nell'acqua, significa. e appena finito di dirlo partono per una corsa senza freni,decisi a gettarsi dentro l'acqua.
io lì fisso mentre corrono, mi sono dimenticato che ero compreso nella corsa.
sono fermo e sprofondo nella sabbia, forse, o forse è solo una mia impressione.
e li guardo mentre sprofondo che corrono nell'aqua dell'oceano e gli spruzzi salgono alti.

VOUOUOUOUSSSHHH...
VOUOUOUOUSSSHHH...
Qualcuno urla che l'acqua è gelida e che le gambe si congelano e che si congela anche la testa, il cervello, i capelli, gli occhi, tutto.
mia madre mi avrebbe detto di non andarci nell'acqua così gelida.
e io non ci sarei andato.
mi fanno tutti gesto di raggiungerli, di correre verso di loro, di zampettare tra i granelli sabbiosi e di raggiungerli nell'acqua.
io gli spiego che sto sprofondando nella sabbia, nelle sabbie che si muovono, e che ora avrei molti problemi a raggiungerli,perchè non mi posso muovere.
"SPROFONDO NELLA SABBIA!" urlo verso l'oceano.
Nessuno si accorge che sto sprofondando.

VOUOUOUOUSSSHHH...
VOUOUOUOUSSSHHH...

c'è anche l'altoparlante che parla.
e fa pubblicità a mc'donalds.
io sprofondo.
intanto nell'acqua organizzano giochi con palloni,acque e movimenti di corpi.
vorrei partecipare anche io e li guardo invidioso dal basso del mio sprofondo.
Non si accorgono che io li desidero.
Da qua sento il pallone e i tocchi, i colpi, i lanci, le cadute e gli schizzi.
Per un attimo si sono persi nel pallone.
Poi qualcuno torna a guardarmi.
Alza il pallone in aria e fa con un gesto ma senza parlare:" Affrettati,affrettati,vieni qui da noi.."
io sorrido, perchè so che dovrò rispondere allo stesso modo, e un pò me ne dispiace.
E allora sospiro con tutto il corpo e gesticolo che "non posso, sto sprofondando!".
Sembrano non capire da laggiù,mentre la palla viene trasposrtata dall'aria e poi dall'acqua.
Allora provo a parlare ma mentre dico che "non posso ,sto sprofondando nella sabbia..." la mia voce viene coperta dal vento.
"non...VOUOUOU...posso...VOUVOUOVU...sto...VOUVOU...sprofondando...VOUVOUOVU....nella sabbia...VOUVOUVOUSSSHHH..."
segnano con le mani l'aria e mi dicono (mi fanno capire) che non mi capiscono.
Io anche gli faccio capire che non li capisco, che non li sento ,che il vento copre tutto, che l'altoparlante copre le mie urla.
Mi chiedo come ci si possa liberare dalla sabbia, che poi quando tornerò casa mi rimarrà incastrata in ogni svolta e in ogni pieghetta, l'avrò nel cervello, nelle ciglia, tra i capelli, tra i risvolti dei pantaloni, in cima ad un capello, in fondo alle mutande.
E mi laverò per giorni con ancora addosso la sabbia e continuerò a trovarla chissà fino a quando e mi ricorderò del giorno passato in spiaggia,col vento,con l'altoparlante,con i segni di chi mi diceva vieni a giocare con noi.

hanno i capelli che sembrano sculture.
cerco di pensare.
arrivano in spiaggia con i capelli colorati e impalcati e sembra che tra poco se li toglieranno.
avvertono subito il sole che picchia perchè - è facile da capire - hanno meno melanina.
cani al guinzaglio e barbecue pronti.
i barbecue sfrigolano.
hanno lo stesso rumore del vento. io li confondo e penso che il barbecue sia il vento ma sto sprofondando nella sabbia e non posso controllare, non mi posso accertare.
Posso solo guardare davanti a me, il mare anzi l'oceano.
L'acqua, i palloni e molte altre cose che galleggiano.
Sembra qui all'oceano di non stare dove sono.Perchè sembra quasi che la sabbia lavi via un pò del silenzio e delle paure.
Li vorrei mettere alla prova e mettermi alla prova con loro, ma -urlo a tutta la spiaggia - "STO SPROFONDANDO!".
Nessuno continua a sentirmi, presi dal vento e dal friggere del barbecue.
il vento frigge, si sfibra e alza la sabbia che ci entra negli occhi.
La sabbia mi frigge negli occhi e cerco di toglierla, di smetterla, di farle dire basta.E le mani sono piene di sabbia e le uso per togliermi altra sabbia dagli occhi e non succede nulla, tutto rimane uguale e identico, sempre lui.

VOOUUUOOUUUOOOUUUOOOUUU...
il vento sta cambiando,almeno la direzione. e io cerco di cambiare direzione.anche io. e mi sembra che mi devo costruire degli scalini di sabbia,per uscire dalla sabbia e per non sprofondare più nella sabbia.allora lavora di anca.con le cose e con i piedi.e smuovo un pò di sabbia.o lameno questa è la mia impressione. mi sembro un tutt'uno con la sabbia e tra me e lei non c'è più soluzione di continuità.sembro una ruspa a vermicino. e piango di lacrime campaniliste,di dolori che mi mancano,che solo noi possiamo capire.
Urlo a quelli che stanno nell'acqua:"VERMICINOOOOOOOOOOOOOO!" ma continuano a giocare con la palla.
Poi qualcuno però si ferma.La palla non si muove più.
Si girano verso di me.anzi uno solo lo fa.Il coreano mi fissa,come rapito e sbattuto a terra.Ha sentito,nè sono sicuro.I miei occhi si accendono.Il coreano da qua ha i lineamenti sfasati, tutti imprecisi.Ma lo vedo che si concentra.Guarda con lo sguardo a me. E ripete curioso e urlando: "Bermicivo?".
Crollo nella sabbia, io che mi sembravo mi stessi per salvare.
E mi tocca rinunciare.A spiegargli che no, non si tratta di Bermicivo, ma che si dice VERMICINO, e che VERMICINO mi rispecchia oggi, mi fa sentire un pò più a casa.Un pò più me.

15/07/07

satsudaiseimonmae

"i mormoni mormorano" sussurro all'orecchio dell'americano.
l'americano scoppia a ridere.
io non so come abbia fatto a capirmi,perchè io gliel'ho detto nella mia lingua che i mormoni mormorano.
comunque sono felice, e mi inizio a srotolare dalle risate anche io.
ci ridiamo entrambi e poi guardiamo i mormoni.

i mormoni a loro volta ci guardano felici anche se non capiscono.
sono vestiti uguali.i mormoni sono in due e sono vestiti uguali, uno alto, l'altro basso.
l'alto è il comandante. quelo che parla. il basso è quello che annuisce, e ogni volta che l'alto parla il basso fa di si con la testa, oppure la sposta nell'aria per dire cose un pò più complicate di un semplice si.
io e l'americano non avevamo nulla da fare e ci siamo fermati a parlare e scherzare con i mormoni.i mormoni prima la prendono larga e fanno gli amici, non ce lo dicono ma vogliono di sicuro diventare nostri amici.
ci hanno fermato con una scusa, tipo : "ciao" oppure -visto che non ricordo- "ciao, come va?"
"sei americano?" mi chiedono.
io li guardo stupito.
"allora,come va ?" dice l'alto.
"bene" rispondo io mentre infilo in bocca un onigiri.
"è buono l'onigiri?" chiede l'alto.
mentre offro un altro onigiri all'americano rispondo al mormone alto :"certo,è molto buono l'onigiri che ho comprato."
"che onigiri ti piacciono?" chiede l'alto.
"senti, basso,ma tu non parli?" chiedo al basso.
il basso mi fa segno che - muovo la taesta in giro per l'aria. -
mi ricordo di dover rispondere all'alto.
"odio gli onigiri all'ume" dico all'alto.
lui mi dice: "che coincidenza, noi gli onigiri alle prugne non li abbiamo?"
"dove? " dico io.
"possedete un conbini voi mormoni?"
allora il mormone crede di avermela fatta. ecco,pensa, ora gli offro degli onigiri e intanto gli svelo anche la novella.
"no ,noi mormoni non abbiamo un conbini, epperò la sai quale è la buona novella?"
"quale? " e mentre pronuncio -quale- smorfio il viso e gli occhi mi escono dalle proprie rotondità.
(eccolo il mormone, ora crede di dovermi dare la notizia, anche se io in realtà la sua notizia la so già.)
il mormone respira e dichiara: "do you know that god loves you?"
io mentre mastico l'ultimo brandello di nori e riso gli dico: "ah si."
poi aggiungo "ma mic è così semplice eh"
il mormone "perchè?"
io "perchè si"
lui "come perchè si? vieni da noi e te lo spighiamo melgio."
"no è così e basta"
"tu ami dio?"
"a volte." dico io.
il basso continua a non smettere di muovere la testa, mentre l'americano accanto a me fa: "buono 'sto onigiri."

i mormoni sono tutti vestiti uguali, in ogni parte del mondo.
conquistano le periferie e si stabiliscono lì. ordinano dai cinesi quintali di badge, quintali di camice, quintali di borse, tutte uguali, tutte lo stesso modello.
poi salgono sui bus,sui tram, sui treni, si mettono agli angoli delle strade, fuori dalle case, accanto alle uscite, guardano in cielo e tra di loro parlano chissà cosa dicendosi.
io gli guardo la camicia.
"io vi ammiro" mi sento pronunciare.
mentre l'onigiri scende ripenso a quello che ho appena detto.
il mormone si blocca. probabilmente nessuno lo aveva ammirato mai prima d'ora.
"da dove vieni ,mormone?" gli chiedo io.
il mormone non risponde. i lineamenti gli si smontano e compaiono brandelli di espressioni nuove.dal volto del mormone scende una lacrimuccia che poi si ferma a mezz'aria.
io ora sono imbarazzato.
penso di aver fatto qualcosa di sbagliato e mi giro verso l'americano.l'americano non si è accorto della lacrima.
mi giro verso il basso, il basso insiste a muovere e dondolare la testa,facendo perno sul suo collo allenato.
il mormone alto rimane colla sua borsetta a tracolla ancora per qualche secondo.
poi qualche piccolo meccanismo gli si riattiva dentro la sua animella e tutto torna come prima, immobile persino a se stesso.
"vuoi venire da noi?" dice il mormone.
"ci sono molte notizie che vorremo darti.
"guarda che io frequento dalle mie parti" non è vero,ma cerco di farmi rigido. (quando un amore finisce è così che ci si deve comportare, penso)
"santa romana cattolica?" sbofonchia lui.
ha nominato il nemico.
neanche ho bisogno di parlare; annuisco e basta.
lui si sente rassegnato, forse il suo lavoro oggi è inutile.
l'americano dice che dobbiamo andare, io non parlo ma penso "ah si!?"
il basso annuisce.
l'alto allora sfodera la sua ultima arma: i volantini.
all'americano consegna il volantino con l'immagine in bianco e nero del mormone tipico. zaino ,camicia e sorriso ambiguo.
a me consegna il volantino quello più agghicciante: mormone con occhiali da studioso, occhi puntati oltre il volantino chissà dove, sorriso a metà,interrotto e sfasciato sulla carta.
dicono in coro che ci vorrebbero vedere un giorno, giusto così per fare due chiacchiere.
si, diciamo noi.
ci salutiamo,ci stiamo dividendo.
è tutto un pò triste.
i mormoni spendono le gambe verso la fermata, andranno a parlare con qualcun altro.
noi dalla parte opposta.
io penso al mormone alto, alla sua lacrimuccia a mezz'aria e al suo badge infilato vicino al taschino della camicia.
il mormone mi stava simpatico, ma non lo dirò mai a nessuno.
ora non vedo più i mormoni, sono girato ,ecco perchè.
quando mi volto nuovamente i mormoni sono là, che già stanno parlando con qualcun altro e leggo il labiale del mormone alto "c'è una notizia che volevamo darti" dicono le sue labbra.

12/07/07

rakuten dori

"spero sia una scelta stilistica,questa."
mi volto, con lentezza.
"è solo un taglio di capelli" stanco nel tono.
Allora scendiamo per la discesa, che dalle discese ci si può solo scendere.
Ci giriamo nelle strade a destra e sinistra.
"Questo?"
"non saprei"
hanno i prezzi fuori si fanno conscorrenza spietata.si abbassano e si alzano le tariffe,si fissano con aria di odio malato, alzano in aria forbici grosse così e si minacciano tra i rumori della città.
Hanno da insultarsi e da sfarsi.
Cambiano le offerte,aggiungono movimenti che dovrebbero valere il cambio di prezzo.
Sono confuso.
E' una strada affollata di barbieri, barbieri che camminano,barbieri he parlano, che si insultano e che ridono.
Insomma: barbieri che vivono.
fuori dalle porte ruotano i cilindri oclorati a strisce che si fanno seguire con gli occhi.
Mi ipnotizzo a guardarli.
"hai deciso?"
no ancora non ho deciso.
no, ripenso, non mi serve un salone di bellezza.
l'unico modo di sopravvivere qui sembra tenere più ai propri capelli che al proprio qualcos'altro.
tutti si toccano i capelli.
capelli toccai.
capelli smossi. capelli spostati. capelli alienati.
gli specchi sono stracarichi di persone ,di visi che si guardano i capelli e se li muovono.
capelli.
capelli.
"io poi vado da un'altra parte"
si lo so che vai da un'altra parte.
tutti qui vanno da un'altra parte.
han bisogno di farseli toccare i capelli, di farseli colorare, di smontarli e rimontarli.
"ma è l'unica cosa vostra che vi è rimasta?"
"cosa?" fa.
io pensavo ad alta voce.
"nulla" era che.
i capelli hanno perso la direzione.
abbiamo camminato molto.
e gli dico che a me in fondo non mi serve chissà che servizio.
solo un taglio.

osaka champion costa solo 2000.
va bene osaka champion?
io neanche sto ascoltando,fisso una macchina cubo accanto all'entrata.
si guardano,si studiano, si spiegano come io voglio i capelli, si fanno così con le mani.
il barbiere (che ha le forbici in mano come tutti i barbieri) fa i versi insieme a lui, mi guardano,mi toccano i capelli, mi guardano male, sorridono tra loro.
poi mi guardano.
io torno a fissare la macchina-cubo.
"macchinacubo" dico io.
loro mi fanno cenno di sedere.
sul divano.
l'altro mi saluta e dice che si va a far tagliare,colorare, smuovere ,impostare, smontare.
io gli dico "ok".
dal divano non si vede nulla.
solo una scaffalatura e la testa del barbiere con i capelli sparati in direzioni sconosciute.
macchinacubo.penso.
sento le forbici.
poi si danno il cambio.
il barbiere giovane fa i massaggi.
sul collo,sulla testa, sbatte le mani, le accoppia, le stacca, smonta qualcosa.

poi è il mio turno.
così,dico.
no,più corto,dico.
ci sorridiamo e cerchiamo di accordarci.
mi è gentile,mi smuove con così tanta delicatezza che quasi non mi accorgo che sto facendo tagliare i capelli.
quasi mi addormento.
mi taglia con precisione.
con attenzione.
con zelo,ecco.

macchina cubo.
rimane lì fuori al vento.
"mi piace qui?"
si che mi piace.
"cosa mi paice di qui?"
la natura,dico io.
anche se non l'ho ancora vista,la natura di qui.
"più corti?"
più corti qui e qui.
sono segni di impressione.
ci adattiamo un pò, ci sorridiamo, mentre io ogni tanto mi volto verso la macchina cubo.
c'è un asciugamano caldo sulla mia testa, a sapere come ci è arrivato.
"gli chiedo se per me ci saranno i massaggi"
mi guardano e dicono "..."
io sono contento, anche se forse non ci siamo capiti.
sembrano tagliarmi i capelli e non smettere mai ,poi all'improvviso si danno il cambio.
ho la testa che si muove a ritmo, si sposta e dico "macchinacubo", poi le mani si accoppiano e io penso che forse mi paicerebbe morire così, con i massaggi in testa e con le mani che mi piacchiettano sulla nuca.
si danno nuovamente il cambio, si fanno i cenni per dire "prego" mentre io li guardo trallo specchio.
allora si muove la sedia.
che non me l'aspettavo
e mi ritrovo dall'altra parte.
cioè ho fatto un mezzo giro.
mezzo giro e poi un mezzo inclinarmi.
succede che mi vuole lavare i capelli, io sono contento.
mi accosta la testa, mi sposta l'asciugamano, mi accompagna con delicatezza.
poi sento l'acqua.che riempie la vaschetta sotto di me ,si riempie si riepmpie.
poi i capelli mi si bagnano.
mi sposta ancora, come fosse eterno 'sto spostarmi in giro ,nell'aria.
finisce sott'acqua,la nuca.
finiscono sott'acqua,i capelli.
finiscono sott'acqua,le orecchie.
finisce sott'acqua,tutto.
ho solo qualcosa che mi permette di respirare, per il resto sono tutto sott'acqua.
mi bagno tutto sott'acqua.
apro gli occhi, e l'acqua mi ci entra dentro.
ho gli occhi bagnati e fisso i movimenti incomprpensibili fuori dell'acqua.
si muove qualcosa lì fuori.
poi mi sento qualcosa di strano vicino.
è qualcosa di un pò più caldo , comese stessi piangendo dentro l'acqua.
allora forse sto piangendo nell'acqua.
che non so come si faccia, ma credo sia così.
e mentre forse sto piangendo o forse è qualche cosa di strano che mi stanno facendo ancora una volta cerco di capire quello che succede.
ripercorro.
la macchina cubo spero sia ancora lì fuori.
mentre ripercorro mi sento scaldare intorno.
mi sento scuotere intorno. da piccolo piansi quando non mi permisero di andare sulle montagne russe, troppo veloci, troppo pericolose, troppo tutto.
mi sento smuovermi come sulle montagne russe.
penso che sia l'effetto dell'acqua tutt'intorno.
come quando sto sul tram e sento "dendendendenden" e poi si scuote tutto e poi frena e si scuote ancora di più.

mi tirano fuori dall'acqua.
il barbiere mi guarda,si avvicina fino quasi a sfiorarmi il viso.
"spero che sia una scelta stilistica"
cosa?
"il fatto che stai piangendo"
gli sto per saltare addosso.
poi lo guardo a bocca aperta,faccio una smorfia di dolore.
e decido di scappare.
urlo "macchinacuboooooooooo".